Il portacolori di Motor Valley Racing Division è protagonista di un terzo round del CIWRC complicato, vittima dei fantasmi salentini e di alcuni intoppi sul cammino.
Doveva essere un’occasione di attacco ed invece il Rally di Alba di Stefano Liburdi si è giocato quasi tutto in difesa, archiviando un terzo appuntamento con il Campionato Italiano WRC e con la Logistica Uno Rally Cup by Michelin che porta amarezza.
La ventiduesima posizione finale in classifica assoluta, diciannovesima di gruppo R e di classe R5 nonché sesta tra gli iscritti al monomarca della casa francese di pneumatici non può che essere considerato un bottino magro, inferiore alle capacità già espresse dal pilota di Ceccano.
Un primo giro contratto da parte di Liburdi, alle note Andrea Colapietro sulla Skoda Fabia R5 targata MS Munaretto, si concludeva al tredicesimo posto nella provvisoria di classe R5.
“Siamo partiti molto abbottonati sulle prime prove” – racconta Liburdi – “perchè avevamo in testa la banalità del ritiro al Salento. Non volevamo commettere errori e siamo stati, forse, più attenti del solito. Nonostante questo avevamo migliorato nettamente i tempi rispetto allo scorso anno, sulle prime due prove che erano identiche, e questo era già un ottimo risultato per noi.”
Partito per il secondo giro Liburdi decideva di attaccare ma il cronometro non confermava quanto sperato e la posizione del portacolori di Motor Valley Racing Division non cambiava.
“Sul secondo giro abbiamo iniziato ad attaccare” – sottolinea Liburdi – “perchè volevamo migliorare i tempi del primo passaggio. Saranno state le condizioni delle prove, già molto sporche, o che la macchina scivolava più del dovuto ma ci siamo limitati a confermare, più o meno, i tempi del primo giro. Visto il parco partenti, notevole, eravamo comunque soddisfatti di essere tredicesimi in classe e quattordicesimi nell’assoluta. Il margine per recuperare c’era.”
La voglia di agganciare la top ten portava l’alfiere della scuderia di Modena a rischiare grosso sul settimo tratto cronometrato, evitando un cappottamento che poteva costare molto caro.
“Sulla settima abbiamo affrontato un dosso” – aggiunge Liburdi – “e, probabilmente, non eravamo messi bene. Nell’atterrare l’auto si è scomposta ed abbiamo rischiato di finire ruote all’aria. Fortunatamente, questa volta, la sorte è stata dalla nostra parte. Dopo l’atterraggio la Fabia vibrava molto e pensavamo di aver bucato o danneggiato un cerchio. Andrea è sceso, in prova, ed ha controllato ma era tutto ok. Nel proseguire le vibrazioni non diminuivano e, alla fine, abbiamo scoperto che il problema era dato dalla terra depositata sul cerchio. A causa di questo abbiamo perso più di due minuti, retrocedendo alla ventesima posizione assoluta.”
Con una situazione ormai compromessa le due ultime speciali venivano percorse da Liburdi in sicurezza, evitando ogni possibile rischio e rimandando ai prossimi appuntamenti del CIWRC e del monomarca Michelin un riscatto che rivitalizzerebbe le ambizioni del pilota frusinate.